Rosa Genoni: coraggiosa pioniera del pacifismo internazionale – di Giovanna Pagani WILPF Italia
Rosa Genoni (Tirano 16 giugno 1867-Varese 12 agosto 1954) è cofondatrice nel 1915 della WILPF, partecipando dal 28 al 30 aprile allo storico Congresso dell’Aia, il Congresso fondativo della più antica associazione internazionale di donne per la pace, che riunificò il suffragismo al pacifismo e segnò un cambiamento rivoluzionario nella strategia del pacifismo internazionale, orientando il diritto internazionale verso l’arbitrato e la necessità di un organismo sovranazionale per dirimere i conflitti intennazionali. Concetti questi già proposti da Berta Von Suttner.
Poliedrica la sua figura: socialista, femminista, pacifista, giornalista, insegnante, scrittrice, stilista di moda e ideatrice dello stile italiano, la prima donna a ricevere il Premio Expo nel 1906. Le sue creazioni sono esposte a Firenze, nella Galleria del Costume di Palazzo Pitti. Tra queste: l’abito da ballo ispirato alla Primavera del Botticelli e il Manto di corte ispirato a un disegno di Pisanello
Attraverso un nuovo stile nella moda che reinterpretava la tradizione culturale italiana Rosa Genoni voleva liberare la donna e consentirle di esprimere la propria “femminilità illuminata dalla vivida luce dell’intellettualità”.
L’abito Tanagra, che lei stessa indosserà partecipando come delegata della Società Umanitaria al Primo Congresso Nazionale delle Donne riunito a Roma nel 1908, rappresentava quel cambiamento: l’espressione di una donna dinamica, libera e dotata di forte personalità. Basato sul drappeggio, l’abito era contemporaneamente da giorno e da sera. Il discorso di Rosa Genoni al congresso è dedicato alla mancanza di una moda italiana nel contesto del rinnovamento culturale e industriale del paese.
Se la sua attività nel campo della moda è molto nota, meno conosciuto è il suo impegno nell’ambito del femminismo militante per la Pace. Ed è proprio questo l’aspetto di lei che è importante evidenziare e valorizzare.
Rosa Angela Caterina Genoni era la primogenita di diciannove figli. Modeste le sue origini (padre calzolaio e madre sarta) e duro l’apprendistato e il percorso per essere riconosciuta come creatrice di moda in quel difficile mondo dominato da pesanti barriere di genere e considerato un ambito frivolo e superficiale. Finita la terza elementare, si trasferisce a Milano per lavorare in un laboratorio di sartoria come “piscinina” (operaia apprendista tuttofare). Contemporaneamente si iscrive alla scuola serale, consegue la licenza elementare, studia il francese, frequenta i circoli operai e socialisti, entra in contatto col mondo del femminismo e partecipa alla lotta per l’emancipazione delle donne, a partire dalle lavoratrici per le quali rivendica il diritto all’istruzione e alla partecipazione alla vita pubblica. E’ attiva nella Lega per gli interessi femminili e viene più volte delegata in congressi internazionali: 1844 Parigi, Congresso internazionale sulla condizione dei lavoratori (e una volta a Parigi decide di restarvi altri 4 anni per apprendere le tecniche sartoriali; 1893 Zurigo, Congresso internazionale socialista. Conosce Angela Kuliscioff , e duraturo sarà il loro rapporto di amicizia e “sorellanza” .
Il 1893 è l’anno in cui Rosa cosce l’avvocato socialista Alfredo Podreider che due anni dopo diventerà il suo compagno di vita. Nel 1903 nasce la loro figlia Fanny, ma i due si sposeranno solo nel 1928: la madre di Alfredo non condivideva l’unione del figlio con una ” donna lavoratrice e socialista dal carattere così indipendente”.
Tra il 1908 e il 1912 Rosa Genoni sta vivendo il momento di massimo splendore della sua carriera: nomina
a Premiére di casa Haardt , dirige 200 dipendenti, finalmente ha l’opportunità di proporre “modelli
speciali” che si richiamano alla tradizione pittorica e artistica italiana, la celebre attrice Lyda Borelli
indossa i suoi modelli, giornali e riviste nazionali e straniere parlano di lei e delle sue innovazioni sartoriali.
È riuscita anche a favorire la nascita del primo Comitato Promotore per una Moda di Pura Arte Italiana
(1909).
Quando però iniziano a soffiare i venti della Prima guerra Mondiale (1914) la Genoni non esita ad
abbandonare Casa Haardt e a concentrare le proprie energie nella difficile e pericolosa campagna per la
pace, sostenendo che “nessuna moda italiana potrà nascere finché a parlare è il cannone” e che “alle donne
spetta il compito di battersi per la pace e la neutralità”.
Nel 1914 organizza una conferenza dal titolo “la Donna e la Guerra” in cui si appella alle donne perché rafforzino il fronte della pace. Purtroppo , infatti, nel clima di minaccioso scontro tra opposti nazionalismi, numerose donne avevano aderito all’idea della guerra giusta perché animate dal dovere patriottico di servire la nazione . Rosa Genoni invece appartiene a quella coraggiosa avanguardia di donne “femministe per la pace e il disarmo universale” che non sono disposte a scendere a compromessi con la logica della guerra, in cambio di concessioni future quali il diritto di voto. La loro patria è il mondo e aspirano a una società impegnata a salvaguardare la vita attraverso il “prendersi cura degli altri”: “noureshing” in sostituzione del “warfare” come bene aveva espresso Jane Addams nel suo libro del 2017 “Newer ideals of Peace”. E le presenza politica delle donne nella sfera politica nazionale era indispensabile.
Rosa Genoni è instancabile nell’organizzare incontri, scrivere articoli, diffonde manifesti e volantini pacifisti, aiuta i profughi italiani in fuga dai paesi invasi dalla guerra ( specialmente dal Belgio), e fonda la “Pro Humanitate” per portare loro soccorso, attività che continuerà anche in seguito per portare aiuto ai soldati e pane ai prigionieri. Scrive anche alla Regina Margherita perché faccia in modo che l’Italia mantenga la sua neutralità.
Quando il 28 aprile del 1915 viene convocata in Olanda la Conferenza dell’Aia Rosa Genoni sarà l’unica delegata italiana per conto di alcune associazioni femminili di Milano, Roma, Vicenza, Torino, Lugano.
Il suo discorso è bene accolto: ispirato all’internazionalismo e al sentimento di sorellanza – “mi sento sorella di ogni donna di ogni paese e parlo a voi come sorelle” – auspicava che il perdono, la fraternità e l’amore potessero abbracciare il mondo intero.
part 2
La Genoni inoltre partecipa a due delle 35 missioni diplomatiche di pace promosse dal Congresso su proposta di Rosika Schwimmer, per convincere i governi dei paesi belligeranti e neutrali ad attivarsi per una pace giusta, senza né vincitori né vinti. Nello specifico la Genoni fa parte della delegazione in Olanda e in Gran Bretagna, poi venne sollecitata dai familiari a ritornare in Italia (sua figlia Fanny allora aveva 12 anni) perché l’Italia stava per entrare in guerra e c’era il rischio della chiusura delle fontiere. Non le è possibile dunque partecipare alla già programmata delegazione in Germania insieme a Jane Addams.
Un’interessante videoclip documenta l’arrivo della delegazione a Berlino e consente di percepire la forza e la determinazione delle nostre pioniere Wilpfers. Si tratta di un breve frammento del film-documentario del registra americano Wilbur Henry Dorborough, “On the Firing Line with the Germans” girato nel
1915 con l’obiettivo di non far entrare in guerra gli Usa, alla luce della documenta tragedia della guerra. https://vimeo.com/140849444.
La strategia mediatica per la pace purtroppo non funzionerà, perché sopraffatta dalla forza della logica militare che mette in moto un gigantesco laboratorio di propaganda bellica per convincere gli americani della giustezza della loro entrata in guerra in nome della democrazia.
La clip mostra le delegate WILPF in missione di Pace a Berlino per convincere il Governo tedesco a cessare il fuoco e promuovere una conferenza di pace. Siamo nel maggio 1915, e la notizia dell’arrivo della delegazione WILPF deve aver fatto notizia se il regista decide di riprenderla.
Guardando da sinistra a destra si vedono: Jane Addams ( prima Presidente Internazionale WILPF e poi Nobel Pace 1931), Alice Hamilton e Aletta Jacobs. La delegazione si dirige verso il regista che stringe la mano a Jane Addams.
Rosa Genoni avrebbe dovuto essere in queste immagini.
Ritornata in Italia il 24 maggio 1915, Rosa Genoni costituisce la sezione Italiana WILPF e ne è la Presidente . Lavora in collaborazione con Anita Dobelli –Zampetti e altre attiviste: Elisa Lollini-Agnini, Ida Vassalini, e Virginia Tallone Piatti, tutte donne considerate traditrici della patria per essere dalla parte della Pace .
Con l’entrata in guerra dell’Italia e poi con l’avvento del fascismo la Genoni sarà oggetto di una sorveglianza speciale, in quanto catalogata tra le più pericolose “sovversive” e i suoi viaggi all’estero saranno sempre più ostacolati. Solo nel 1943 per ragioni di età e salute verrà tolta dall’albo dei sovversivi.
Nel 1916 la sezione WILPF Italia lancia una campagna di raccolta firme per la “liberazione di tutti i prigionieri di guerra” che morivano di malattie e fame nelle carceri austriache e nel 1917, una campagna per il “riconoscimento legale dei figli illegittimi”, due campagne molto sentite dalle donne italiane. Nel 1925 inaugura un laboratorio di cucito per le detenute del carcere di San Vittore e l’anno successivo nello stesso carcere apre un asilo nido per i figli delle detenute.
Un altro aspetto che ci piace evidenziare di Rosa Genoni è il suo impegno in ambito educativo. Convinta assertrice della cultura come veicolo di emancipazione, aveva maturato una grande esperienza di insegnamento alla Scuola Umanitaria di Milano (dal 1905 al 1930 insegna Storia del costume e Sartoria) e viene premiata con la Medaglia d’Oro per l’ impegno profuso in favore della cultura delle allieve, non solo nel campo della professionalità ma anche dei diritti.
Rosa Genoni durante il Congresso fondativo WILPF nel 1915 sollecita un impegno specifico perché la formazione dei giovani sia rivolta alla pace e non all’idealizzazione del militarismo, si pronuncia contro i giochi di guerra ed auspica pure alla creazione di Ministeri della Pace.
La Genoni partecipa anche al successivo Congresso di Zurigo nel 1919 – ancora una volta fatto in un paese neutrale per consentire la partecipazione delle delegazioni di donne provenienti dai paesi sconfitti – . La rilevanza storica del congresso è collegata alla durissima la critica del trattato di pace (negazione del principio di autodeterminazione, sanzioni alla Germania, disarmo imposto solo ai tedeschi, e critica pure alla modalità di costituzione della Società delle Nazioni) e alla richiesta della sua revisione. Una delegazione composta da Jane Addams e dal altre cinque donne tra cui Rosa Genoni avrebbe dovuto recarsi a Parigi e presentare le proprie risoluzioni ai plenipotenziari della Conferenza. Ma la delegazione non venne ricevuta.
Il Congresso di Zurigo 1919 ripropone l’importanza dei metodi nonviolenti e dell’educazione. Rosa Genoni insiste sulla necessità di una revisione dei libri scolastici troppo focalizzati sulle imprese belliche degli stati e poco attenti alla narrazione dello sviluppo sociale e culturale dei popoli.
L’impegno pedagogico nei confronti dei giovani, ribadito anche nel Congresso WILPF del 1921 a Vienna troverà un’ importante attuazione nelle Scuole Estive Internazionali , curate da Emily Balch.
Rosa Genoni ne organizzò una a Varese nell’agosto 1922 con invitati speciali: Herman Hesse, Bertrand Russel, Gaetano Salvemini. Titolo ”L’idea internazionale nella civiltà”. Nell’organizzazione la Genoni si avvalse della collaborazione della giornalista Virginia Piatti Tango, wilpfer di Firenze. Purtroppo, a causa del minaccioso clima messo in atto dai fascisti la Scuola Estiva, il cui programma era già stato stampato, fu bloccata per questioni di sicurezza. Fortunatamente il Bureau di Ginevra riuscì a spostarla in Svizzera (Lugano) con gli stessi relatori.
Con l’avvento del fascismo e l’instaurarsi del duro regime dittatoriale l’attività dell’ associazione diventa impossibile (la sezione italiana della WILPF risulta ufficialmente chiusa nel 1926). Rosa si ritira a vita privata e si dedica agli studi di Teosofia.
Ci piace infine ricordare che nel 1948 Rosa Genoni, ormai ritirata a vita privata, ma sempre attenta e sensibile alla promozione della pace, era afflitta dalla preoccupazione per il conflitto israelo- palestinese e scrisse una lettera al mediatore ONU per la questione palestinese, auspicando il raggiungimento di una soluzione pacifica tra i due popoli.
Che il coraggio e la determinazione di Rosa Genoni ci sia di esempio nelle attività di advocacy per la salvaguardia dell’ambiente e la fine della violenza del militarismo
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